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Narrare. Resilienza socio-ecologica

Narrare. Resilienza socio-ecologica

Narrare. Resilienza socio-ecologica
Tra memorie del passato recente, distruzione del territorio e cura degli spazi comuni

23 novembre Piazza Garibaldi / Ponticelli 7 km circa

Sabato 23 novembre piove da giorni, quasi non ci crediamo quando vediamo una giornata di sole che ci regala luce e calore mentre andiamo verso una zona della città che nessuno si è mai sognato di raggiungere a piedi almeno non in tempi recenti.

Partendo da piazza Garibaldi abbiamo attraversato tre quartieri – la Zona industriale, Barra e Ponticelli – cercando di ricucire con la camminata il nesso tra “centro” e “periferie”.
Durante questa camminata ci ha colpito l’affiorare degli orti, il rurale che a poco a poco come spazio di resilienza si è svelato in anfratti impensabili. Abbiamo inseguito la memoria delle acque che attraversavano questi luoghi.

Il 23 novembre ricorre inoltre l’anniversario del terremoto in Irpinia che ha dato origine a numerosi progetti di ricostruzione e non ultimo al progetto del Parco dei Fratelli de Filippo dove si è conclusa la nostra camminata.

Narrare è il verbo guida di questa camminata, sappiamo bene come le narrazioni di un territorio siano in grado di dare forma a territori diversi, da qui la voglia di interloquire con chi in questi luoghi sta cercando da anni di costruire contro-narrazioni

Questo è il caso della la Prof. Arch. Maria Federica Palestino, responsabile di numero si progetti svolti a Ponticelli così come della  dott.ssa Anna Ascione del Centro Diurno Liliput, responsabile del progetto degli Orti Urbani di Ponticelli.

Ci avviciniamo ad un territorio da una porta privilegiata, arriviamo carichi di immagini, di incontri di emozioni e ascoltiamo come da una vision forte quella della dott.ssa Anna Ascione grazie a lotte e una determinazione fortissime sia stato possibile far nascere e portare avanti il progetto degli Orti sociali di Ponticelli.

Memorie della terra, memoria delle acque si confondono. Incontriamo orti che si ibridano all’autostrada, strade di campagna che non devono essere attraversate, oleodotti, prostitute a lavoro il sabato mattina, chi ci suggerisce di andare a Mergellina a camminare perché lì è bello. Il bello ha una geografia, luoghi specifici che possono essere belli e altri che non possono esserlo, come rompere questi schemi? Il Vesuvio ci accompagna in tutto il cammino sembra che ci stiamo dirigendo verso di lui, noi la bellezza la vediamo eccome, nessuno ci ha cresciuto dicendoci che qui non ci poteva essere bellezza o forse si ce lo avranno anche detto ma siamo stati bravi a dimenticare queste nenie e aprire il vissuto a quello che scriviamo camminando.

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