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Cruising utopia

Cruising utopia

Cruising utopia di José Esteban Muñoz è stato tradotto da Nina Ferrante e Samuele Grassi per Nero edizioni
Nei tempi della distopia attuale la svolta verso un orizzonte di possibilità, utopico, è un gesto tanto più queer: scabroso, avventato. Il momento in cui l’immaginazione critica è in pericolo è per Muñoz il momento di rivolgersi radicalmente all’idealismo politico. Quindi, non è tanto difficile tradurre queer, ma intenderlo come un movimento che non segue la linea retta: piuttosto, intraducibile è e resta cruising utopia, il cruising dell’utopia. Incamminarsi per i moli bui, diventare habitué nei cessi pubblici, graffiarsi le gambe tra i cespugli, lasciarsi andare al baluginio della discoball di Atlantide o frequentare gli anfratti più bui dove l’inquietudine e il desiderio del mischiarsi e sudare tra corpi ignoti è una pratica di conoscenza, che dà accesso a pratiche collettive del fare-mondo, altrove rispetto al presente che abbrutisce e la sua morsa soffocante. Sentire la speranza, sentire lo slancio delle potenzialità è una modalità critica alternativa a delle posture “ormai logore”, definite così per indicare che la radicalità non si definisce a priori ma nel contesto. Il rifiuto del No Future, della distopia come la risposta troppo semplice di un immaginario del privilegio – bianco, “maschile”, misogino, l’immaginario della padronanza [mastery] – è una negazione della negazione (un anti anti-utopianismo) e consiste nel riconoscere un ruolo al sociale, riconoscere che l’utopia queer sta proprio nella ricostruzione della mappa di relazioni. In dialogo con altr* teoric* queer Muñoz lo spiega così:
“la relazionalità non è facile; ma, per noi, l’opzione di chiamarci fuori oppure di definirla come qualcosa che non è mai stata a nostra disposizione è immaginabile solo se si inquadra il queer come un singolo concetto astratto, che può essere rimosso e isolato da una più ampia matrice sociale”
La traduzione di questo libro è stata un’avventura tanto desiderata quanto faticosa.

 

Nina Ferrante è una studiosa e attivista transfemminista e terrona. Post-doc a Liège e docente a contratto IUAV, si muove nello spazio queer tra ecologie politiche e performance.

Samuele Grassi è Lecturer part-time in Italian Studies al Monash University Prato Centre e docente a contratto all’Università di Firenze. Si occupa di studi queer su genere e sessualità, educazione alla cittadinanza, performance e studi letterari e culturali contemporanei nel mondo anglofono.

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